Angoscia esistenziale, attese di salvezza e nostalgia di Dio nella cinematografia di Ingmar Bergman

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Giovanni Amendola

Resumen

Abstract: In this article, we will analyze from an existentialist-soteriological perspective three of Ingmar Bergman’s cinematographic masterpieces, which are placed between the late fifties and the early sixties of the last century: Wild Strawberries (1957), Through a Glass Darkly (1961) and Winter Light (1963). Our reflection will be accompanied by some fundamental questions. Is it possible to find expectations, or at least a nostalgia for salvation, starting from the existential anxiety of the protagonists of these films? Does their sense of nausea towards a life that seems to sink into the most distressing oblivion still leave a glimmer towards some light that can penetrate to restore hope? Is it possible to recognize a need for salvation from death and beyond death itself? We will try to show how the request for salvation declines first and foremost as salvation in this life through the search for interpersonal relationships, in the perspective of living for others and in the possibility of loving for free, in a constant struggle in the face of existential anxiety that seems to continue to loom and could still have the upper hand. Finally, when salvation is understood as stability in a life at the mercy of the waves of reality, it is recognized in the presence of God as warrant of the authenticity of every act and desire for love.


Keywords: Existentialism, Soteriology, Ingmar Bergman, Salvation, Nostalgia, Theology


Sommario: In questo articolo, analizzeremo da una prospettiva esistenzialistasoteriologica tre dei capolavori cinematografici di Ingmar Bergman, che si collocano tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso: Il posto delle fragole (1957), Come in uno specchio (1961) e Luci d’inverno (1963). La nostra riflessione sarà accompagnata da alcune domande fondamentali. È possibile rinvenire, a partire dall’angoscia esistenziale dei protagonisti di questi film, delle attese o, perlomeno, una nostalgia di salvezza? Il loro senso di nausea verso una vita che sembra sprofondare nell’oblio più angosciante lascia ancora aperto uno spiraglio verso una qualche luce che può penetrare per ridare speranza? È possibile ravvisare un bisogno di salvezza dalla morte e oltre la morte stessa? Cercheremo di mostrare come la richiesta di salvezza si declini innanzitutto come salvezza in questa vita attraverso la ricerca di relazioni interpersonali, nella prospettiva del vivere per gli altri e nella possibilità di amare gratuitamente, in una costante lotta di fronte all’angoscia esistenziale che sembra continuare a incombere e potrebbe ancora avere la meglio. Infine, quando la salvezza viene intesa come stabilità in una vita in balia delle onde del reale, essa viene riconosciuta nella presenza di Dio come garante dell’autenticità di ogni atto e desiderio di amore.


Parole chiave: Esistenzialismo, Soteriologia, Ingmar Bergman, Salvezza, Nostalgia, Teologia

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Sección
Estudios